‘Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso. Capisci? E tu non ti puoi arrendere. Io non te lo permetterò'
Chi è un padre?
Nella nebbia di una terra fredda e bruciata, un uomo si fa strada guidato soltanto dal suo bambino e dal ricordo, che si fa desiderio, di un mare che si staglia oltre il continente e di onde che non smettono mai di generarsi.
È un uomo, il padre di McCarthy, che nel farsi strada si fa strada lui stesso, cammino per il figlio, ponte di congiunzione tra passato e futuro che si perdono nella densità del fumo del presente; è terra ruvida su cui addormentarsi, terreno fertile per un cibo che salva la vita, radice di un giunco che diventa flauto e accompagna il cammino. E’ il sentiero tracciato da seguire ma è anche la lingua di terra da oltrepassare, da lasciarsi alle spalle per continuare ad andare.
Con un linguaggio essenziale e intenso McCarthy prende il lettore per mano, in una stretta ruvida e calda al tempo stesso, e lo accompagna nei meandri di una terra cui tutto è stato tolto, se non forse l’umana e folle ostinazione di un uomo, un padre, che non smette di portare il fuoco, scintilla viva che nel bambino, il figlio, genera calore e illumina la strada.
Corman McCarthy (2006), La strada, Einaudi editore, Torino
Marta Grossi
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